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Bullismo e cyberbullismo – Tema e valutazioni

Sabato 9 novembre 2019 si è svolto un Convegno a Rapallo presso il Teatro delle Clarisse. I temi principali hanno riguardato il bullismo, cyberbullismo e dipendenze tecnologiche. L’obiettivo è stato quello di delineare tutta una serie di strumenti per prevenire e combattere questi fenomeni che si allargano sempre di più soprattutto negli ambienti scolastici. Ma anche capire perché e dove nascono questi fenomeni per poterli prevenire alla fonte.

Il tema dato al Convegno formativo è stato: Bullismo Cyberbullismo, Dipendenze tecnologiche . Strategie e prevenzione.

Bullismo e cyberbullismo – obiettivi del convegno

Gli obiettivi del Convegno sono stati principalmente tre:

  1. Informare la cittadinanza, in particolare i genitori, sui temi proposti.
  2. Formare e aggiornare i docenti, dirigenti scolastici, educatori e professionisti su cosa propone la legge, gli strumenti che mette a disposizione e come fare prevenzione in merito a cyberbullismo e dipendenze tecnologiche.
  3. Fornire degli strumenti pratici da potersi utilizzare in ambito familiare e scuole.

La giornata è stata suddivisa in due parti:

  1. La prima parte, dedicata agli studenti, con argomentazioni mirate alla loro età e volte a trasmettere loro l’importanza dell’uso delle parole in rete, perché internet non è ‘virtuale’, e tutto ciò che si fa on line ha conseguenze anche nella vita reale e viceversa.
  2. Poi nella tarda mattinata i relatori si sono rivolti ai genitori e successivamente per tutto il pomeriggio, agli addetti ai lavori, docenti e professionisti.

Bullismo, Cyberbullismo e dipendenze tecnologiche

Apre il Convegno Crismer La Pignola informatico, ricercatore e formatore su come le nuove tecnologie stanno influenzando profondamente le nostre vite, organizzatore e moderatore del Convegno.
Per aiutare i giovani dobbiamo rieducare gli adulti“.

Crismer La Pignola cita le parole del Prof. Tonino Cantelmi (professore di cyber-psicologia all’Università Europea di Roma e presidente dell’associazione Psichiatri e psicologi cattolici).
“La verità è che per cambiare gli adolescenti c’è più che mai bisogno di adulti. E gli adulti non ci sono: sbiaditi, insensati, inconsapevoli”.

Quindi occorre ripartire dagli adulti. Per avere adulti in grado di educare i giovani con l’esempio e il significato della vita, non con il controllo del cellulare e dei gruppi whatsup. Li non arriveremo mai, o forse arriveremo sempre troppo tardi. (citazione. Prof. Tonino Cantelmi).

Bullismo e cyberbullismo: le normative

Ad aprire il dibattito la Dottoressa Tiziana Pagnozzi, dirigente del compartimento della Polizia postale della Liguria.  Nel suo intervento la Dott.ssa Pagnozzi ha espresso la preoccupazione della Polizia postale di fronte ad un aumento costante del fenomeno di cyberbullismo ma anche l’uso poco consapevole e senza regole da parte degli adolescenti e bambini.
Durante la sua esposizione ha cercato di sensibilizzare i genitori alla responsabilità di cui sono investiti e alle possibili conseguenze in cui potrebbero incorrere.

Bullismo e cyberbullismo: la legge 71/2017

La senatrice Elena Ferrara introduce il suo intervento mattutino con un’immagine di Carolina Picchio. Ricordo che la senatrice Ferrara è stata l’insegnante di Carolina per cui la conosceva bene e ha vissuto in prima persona il tragico evento.

Le parole fanno più male delle botte

Il messaggio di Carolina risuona ancora più forte del gesto che poi purtroppo ha compiuto: “Spero che da oggi siate più sensibili sulle parole“.

Da questo primo episodio di suicidio riconosciuto e legato ad atti di cyberbullismo, nasce la legge 71/2017 fortemente voluta dalla Senatrice Elena Ferrara, prima firmataria.

La Prof.ssa Ferrara ha proseguito evidenziando alcune statistiche compiute dall’UNICEF e livello mondiale relative alla Violenza sui bambini. Una ricerca che ha coinvolto oltre 170.000 giovani tra i 13 e i 24 anni in 30 paesi.

  • 1 giovane su 3 ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo on line,
  • 1 su 5 ha riportato di aver saltato la scuola a causa del cyberbullismo e della violenza.

Interessante notare che il cyberbullismo tra i compagni di classe non è una problematica dei paesi ad alto reddito, ad esempio il 34% in Affrica subsahariana ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo on line.

Circa il 39% ha dichiarato di sapere che esistono gruppi privati on line all’interno della comunità scolastica in cui condividere informazioni sui loro coetanei a scopo di bullismo che poi girano nelle piattaforme social.

I 3/4 degli adolescenti hanno inoltre dichiarato che il bullismo on line si verifica nei social network Facebook, Instagram, Snapchat e Twitter.

La Prof.ssa Ferrara, ha parlato del “Piano Nazionale per l’educazione al rispetto”, quindi ha evidenziato alla platea di spettatori fatta sopratutto di giovanissimi, l’importanza delle parole, del rispetto.

Interessante il riferimento alle parole di Papa Francesco:

CONTATTARE NON E’ COMUNICARE

“Cari giovani studenti, non smettete di sognare in grande e di desiderare un mondo migliore per tutti. Non accontentatevi della mediocrità nelle relazioni tra di voi, nel progettare il vostro futuro, nell’impegno di un mondo più giusto e più bello… quando il telefonino è droga,  il pericolo è di ridurre la comunicazione in semplici contatti. La vita non è per contattarsi: è per comunicare!

Poi la Prof.ssa Ferrara si è rivolta ai genitori, facendo loro notare le raccomandazioni dell’OMS:

Ai bambini dai 2 ai 4 anni solo tre minuti di screen time ma negli asili già coding e pensiero computazionale.

Alcuni pericoli che un’esposizione errata agli schermi può portare nell’età dai 2 ai 4 anni è una conseguente scarsa attenzione e inattività del bambino.

Un aspetto sottolineato dalla “Convenzione Internazionale dei diritti del bambino” riguarda il fatto che un bambino nel primo anno di età deve dormire regolarmente tra le 14 e le 17 ore. Nel secondo almeno 11.
Insiste inoltre sul fatto che fin  dai due anni i piccoli devono essere stimolati a far attività fisica per almeno tre ore al giorno. E poi asserisce perentoriamente che nei primi due anni di età non devono essere esposti agli schermi digitali. Dai 2 ai 4 anni massimo 30 minuti/1 ora al giorno e dai 5 agli 8 anni massimo 2 ore e sempre alla presenza dei genitori, mai soli!

Quindi cari genitori, le regole ci sono e sono state ben delineate, sta a voi prenderne coscienza, fare le dovute ricerche e quindi documentarvi, approfondire e mettere in pratica.

Altro relatore d’eccezione che ha tenuto seduti e attenti i giovani studenti, tutti della scuola secondaria di primo, secondo e terzo grado, è stato il Prof. Biagio Di Liberto.

Bullismo cyberbullismo tema e valutazioni. Crescere nell’era dei like

Il Prof. Biagio Di Liberto ha parlato ai giovani, con lo stesso linguaggio dei giovani dimostrando che se si parla con la loro stessa lingua, si ottiene il loro rispetto e attenzione. “Io ho fiducia dei giovani, mi fido di voi” , queste le parole con cui ha esordito il Professore durante le prime battute del suo intervento. Parole vere, importanti che lo hanno portato subito a legare una relazione con i ragazzi e a guadagnarsi la loro attenzione e partecipazione.

In una delle slide commentate dal Prof. Di Liberto, una ha destato particolarmente la mia attenzione e credo anche quella dei genitori presenti.

Internet ha contribuito con le sue grammatiche e le sue sintassi a trasformare il bullismo in un fenomeno capace di devastare una vita con le sue parole.
Se il bullismo inizia e finisce offline, dobbiamo essere consapevoli che i nostri figli oggi hanno a disposizione un’infinita gamma di piattaforme attraverso le quali possono fare e farsi male”.  (Nancy Williard, direttore del Center for Safe and responsable Internet use degli Stati Uniti)

Poi ha parlato di ” IDENTITA’ “, essa è costituita da ciò che pensiamo di essere, ma anche da come gli altri ci vedono. Da come ci presentiamo al mondo, ma anche da come questa presentazione viene recepita, interpretata e vissuta.
I social network ci offrono l’illusione di poter controllare la nostra identità, selezionando solo le nostre fotografie migliori, i riconoscimenti positivi ottenuti, i nostri sentimenti più nobili.

Eppure, continua il Prof. Di Liberto, ogni elemento accuratamente scelto per la nostra “VETRINA” finisce per raccontare agli altri anche ciò che non vorremmo, o ciò che di noi stessi non conosciamo.

La tecnologia ci permette di ingannare noi stessi, rendendo possibile una vera operazione cosmica della nostra identità digitale.: possiamo truccarla, ritoccarla. (Sherry Turkle)

Dipendenze tecnologiche e incapacità di provare emozioni

Il Dott. Giovanni Siena ha fatto capire il pericolo che in primis gli adulti corrono nel cadere nella dipendenza tecnologica, trascurando quelle che sono le loro responsabilità più importanti come l’essere e fare i genitori. “Siamo passati dalla piazza del paese a quelle virtuali” ha affermato il Dott. Siena, dove i nostri giovani trascorrono la maggior parte della loro vita.

Dall’esperienza e dagli studi fatti, emerge un genitore sempre più distratto, lontano dalla realtà dei propri figli e sempre più impegnato nel tessere le proprie relazioni sociali invece di preoccuparsi di dare un tempo di qualità ai propri figli. Spicca una frase che spesso i genitori dicono in risposta alle richieste di attenzioni da parte dei figli: “ un attimo ”. “Siamo la generazione dell’attimo prosegue il Dott. Siena, a dimostrazione del fatto che non c’è più la consapevolezza di ‘dovere’ genitoriale. C’è bisogno più che mai dei genitori, ma sono sempre più assenti, lontani e rinchiusi nel proprio egoismo.

Tra i video che ha mostrato, geniale lo spot della ‘coca cola’, che mette in luce come oggi siamo sempre più dipendenti dalla tecnologia e, senza rendercene conto, sempre più lontani e incapaci di guardare in faccia chi abbiamo difronte.

Decalogo a prova di Social

E’ il momento dell’Avvvocato Anna Livia Pennetta della Fondazione Carolina. Particolarmente interessante gli aspetti giuridici trattati dall’avvocato. Commovente alcuni passaggi che hanno fatto rivivere i tragici momenti del processo di coloro che, con ke loro vessazioni e parole, avevano spinto la povera Carolina al suicidio.

Altrettanto interessante il decalogo presentato con i suoi dieci punti :

  1. #usalatesta
  2. #rispetto
  3. #suinternetèpersempre
  4. #postarenonpostare
  5. #soloparolebelle
  6. #post&stop
  7. #soloperte
  8. #parlachetipassa
  9. #posalosmartphone
  10. #escidalcoro

Alcuni passaggi importanti.

Non tutti i comportamenti dei bulli e dei cyberbulli possono essere considerati rientranti nell’accezione di bullismo. E’ necessario comprendere il significato di ogni comportamento poiché, dalla qualificazione che ne verrà data, deriverà la reazione dell’ordinamento.
E’ risaputo che, affinché si abbia reato, è necessario il concorso della volontà non essendo sufficiente il solo fatto materiale. La volontà, quindi, rappresenta il limite tra il reato e il non reato.

L’art. 2048 c.c esordisce con questa espressione: “.. il padre e la madre, sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emancipati o delle persone soggette alla tutela, che abitano con essi. La risposta della giurisprudenza è severa ed infatti secondo l’orientamento, anche la Corte di Cassazione, sì può sostenere che i genitori possono liberarsi da ogni responsabilità solo se dimostrano di non aver avuto una colpa nell’educare i loro figli anche se prossimi alla maggiore età.

Strumenti e ruolo del referente scolastico

Nel pomeriggio altri relatori hanno messo in luce l’importanza di dialogo, del ruolo della scuola e del referente scolastico. Un aspetto rilevante è stato evidenziato dal Prof. Bagnasco, referente per il cyberbullismo per conto del U.S.R. Liguria, che ha parlato di responsabilità dei dirigenti e dei referenti scolastici ma che questi non devono essere lasciati soli.

Ha messo ben i evidenza quanto predisposto dal MIUR: “Ai docenti referenti e ai Dirigenti Scolastici non sono attribuite nuove responsabilità o ulteriori compiti, viene chiesto di favorire l’attuazione della governance predisposta dal MIUR. Ha parlato di come da ottobre scorso è partita una campagna di ‘educazione al rispetto‘ in cui rientrano in questo piano anche le azioni riguardanti il cyberbullismo.

Nel suo intervento, la Prof.ssa Tina Chiariello ha raccontato la propria esperienza in merito al ruolo di referente per il cyeberbullismo,  sottolineando le difficoltà che spesso questa figura incontra anche nel rapportarsi con i suoi stessi colleghi.

Per costruire contesti educativi significativi occorre coinvolgere il mondo degli adulti

In parole concrete, mediante azioni come:

  1. Far emergere il problema
  2. Sensibilizzare al bullismo
  3. Costituire una commissione
  4. Interventi di contrasto e prevenzione

Prosegue il Dott. Ing. Roberto Surlinelli, Direttore Tecnico Superiore Polizia Postale – Compartimento per la Liguria.

“Bullismo e cyberbullismo, scherzo o reato?”

La domanda interessante su cui si è soffermato è stata:” Reale o virtuale? Ma esiste ancora questa distinzione?

Con la tecnologia sono stati introdotti nuovi strumenti per la comunicazione, come le chat, videogiochi e altri ambienti. Purtroppo in questi nuovi mondi in cui abitano i nostri figli, ci sono dei pericoli che spesso vengono ignorati.

Quando un pre-adolescente utilizza per comunicare con i suoi coetanei questi strumenti, entra in dinamiche prima sconosciute.

  1. Anonimato
  2. Alterazione della percezione della gravità delle azioni
  3. Assenza di limiti spazio-temporali
  4. Affievolimento del sentimento di compassione per la vittima

Poi l’Ing. Surlinelli è passato ad illustrare un concetto importante: “la sicurezza totale in rete non esiste (è solo questione di tempo)“.

Se una macchina è accessibile fisicamente non è proteggibile e l’unico sistema sicuro è quello che risulta spento, smontato e isolato dalla rete.

Crescere nell’era dei like – Identità, relazioni e dinamiche social

Conclude la sessione pomeridiana il Prof. Biagio Di Liberto con il suo intervento iniziato al mattino, ma questa volta mirato agli adulti.
“I giovani di oggi” sono molto impulsivi, meno creativi, meno empatici e meno capaci di gestire le emozioni all’interno delle relazioni.

Hanno grande difficoltà a gestire la noia, orientati a condividere tutto e subito, senza pensare alle conseguenze che ricadranno su di sé né tantomeno sugli altri perché poco sensibili a condividere, paradossalmente, il dolore altrui.

La rivoluzione digitale che trasforma in dati parti sempre più rilevanti delle nostre vite private propone problemi nuovi per le nostre libertà.

Parti della nostra vita sono disseminate e conservate nelle grandi banche dati, dove la nostra identità è sezionata, scomposta e spesso ricomposta come un mosaico di tessere diversamente raccolte.

Il Prof. Di Liberto conclude il suo intervento con una serie di statistiche allarmanti. Il 98% tra gli 11 e i 19 anni possiede uno smartphone personale già a 10 anni. Oltre 3 adolescenti su 10 hanno avuto modo di utilizzare uno smartphone direttamente nella primissima infanzia, con la libertà di accedere liberamente a internet e alle app.

Circa 5 adolescenti su 10 dichiarano di trascorrere da 3 a 6 ore extrascolastiche con lo smartphone in mano. Il 16% da 7 a 10 ore.  Il 10% supera abbondantemente la soglia delle 10 ore.

In tutto questo emerge che, il numero di ragazzi e ragazze tra 11-14 anni che hanno avuto esperienze negative di cyberbullismo, è in continuo aumento.

Lo smartphone ‘regala’ un senso di indipendenza, autostima e sicurezza con la possibilità di essere sempre raggiungibili, in maniera rapida e istantanea.

L’abbattimento delle barriere spazio-temporali ostacola la normale sperimentazione / gestione delle emozioni e delle relazioni (emoticon) comportando, nei casi più gravi, una dissociazione dal mondo esterno.

Il legame privilegiato è tale da annullare il mondo reale a favore di quello virtuale, sviluppando progressivamente modalità di gratificazione disfunzionali.

Conclude Crismer La Pignola…

I fenomeni generati o amplificati da un uso poco consapevole della rete ci pongono davanti a grandi interrogativi.
Come possiamo intervenire? Contro cosa dobbiamo combattere? E’ giusto vietare l’uso dello smartphone a mio figlio? A che età posso dare uno smartphone in mano a mio figlio? Quanto tempo può giocare con i videogiochi?

Durante questo Convegno vogliamo portare a casa due aspetti essenziali, fondamentali.

1. Non è la tecnologia a dover ‘essere curata’, ma noi adulti.

2. Rivedere le nostre priorità ritornando a svolgere il ruolo di genitori, con autorevolezza, il che significa ritornare a dire DEI NO e migliorare la qualità del tempo che dedichiamo ai nostri figli.

3. La Scuola deve avere il coraggio di rimettersi in discussione, ripartire con determinazione a svolgere il proprio ruolo di ‘educatore’ anche al digitale, ovvero tenendo conto di tutte quelle dinamiche che si sviluppano man mano che la tecnologia evolve e si trasforma creando nuovi modi di comunicare e ambienti digitali da freqiuentare.
Questo può avvenire se è disposta a cambiare approccio sia a livello didattico che comunicativo.

Se vogliamo avvicinarci a comprendere il linguaggio dei nostri ‘giovani’ o ridurre (il più possibile) il gap che ci separa da loro, dobbiamo essere disposti a ‘subire’ un processo di rieducazione prima noi come adulti e ritornare ad essere degli esempi di vita reale relegando l’uso della tecnologia al suo giusto posto, quello di un ambiente che in parte può migliorare le nostre vite ma che non DEVE arrivare controllarle.

I nostri figli sono delle gocce che vanno a riempire l’enorme oceano di internet. Impariamo ad essere i loro fari per guidarli e fornire loro tutti gli strumenti necessari per vivere in modo consapevole un mondo, il digitale, che tutti noi dobbiamo imparare ad abitare.

Grazie.

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